Molti eventi della vita producono reazioni emotive e corporee assai intense, che non sempre il nostro cervello riesce ad elaborare, dando origine ai cosiddetti traumi psicologici.
Le esperienze traumatiche spesso hanno a che fare con un pericolo estremo e/o una minaccia per la vita, come le catastrofi naturali o gli incidenti. Ma non è sempre così. In realtà qualsiasi situazione che ci fa sentire impotenti, sopraffatti o soli può essere vissuta in modo traumatico, anche se non presenta un danno fisico. Non sono i fatti oggettivi a determinare se un evento sia o meno traumatico, ma la nostra esperienza emotiva e soggettiva dell’evento.
Quando parliamo di trauma psichico intendiamo infatti qualsiasi evento che una persona recepisce come estremamente stressante, come una sensazione di estremo pericolo per la sua integrità fisica ed emotiva.
Spesso le persone che subiscono un trauma parlano di un prima e di un dopo il trauma: è come se il loro senso di identità subisse una profonda spaccatura.
In psicologia siamo soliti dividere i traumi in due macrocategorie:
- nella prima ci sono eventi molto gravi e intensi, avvenuti di solito una sola volta: incidenti, episodi di violenza, catastrofi naturali, abusi, lutto di una persona cara (specie se improvviso, inaspettato e avvenuto in condizioni non naturali, come un incidente), la diagnosi di una malattia gravissima e invalidante.
- nella seconda categoria rientrano tutti quegli eventi di minor intensità e gravità, ma ripetuti nel tempo: i traumi legati alla relazione di attaccamento con i propri genitori (episodi di trascuratezza, abbandono, violenza domestica o deprivazione emotiva) ed episodi di bullismo.
Ogni persona reagisce al trauma in maniera diversa, perché diverse sono la storia di vita, la personalità e le esperienze di ogni essere umano. Di fronte ad uno stesso evento stressante, possono esserci diversi tipi di risposte emotive: c’è chi riesce a ritornare alla vita normale in breve tempo e chi purtroppo ha reazioni più gravi che gli impediscono di continuare a vivere la propria vita come prima dell’evento traumatico.
Elaborare il trauma significa riuscire a dare un significato, un senso a quello che è successo e ricollegarlo in modo adattivo all’interno della nostra esperienza. E questo fortunatamente avviene nel 70-80% dei casi e quindi non c’è necessità di un intervento specialistico. In genere, infatti, il sistema di elaborazione delle informazioni prende un’esperienza disturbante ed elabora le informazioni in maniera adattiva, in modo tale che il ricordo dell’evento immagazzinato possa in futuro aiutarci e guidarci. Questo processo di elaborazione avviene per lo più durante il sonno REM (Rapid Eye Movement), fase in cui il nostro cervello elabora le informazioni acquisite nell’arco della giornata.
Ma, quando l’evento stressante è troppo intenso e l’elaborazione del trauma non avviene spontaneamente, le emozioni e le sensazioni corporee si bloccano, creando un blocco del ricordo negativo all’interno delle nostre reti neuronali. Il ricordo traumatico rimane come “congelato” nel nostro cervello. Emozioni, pensieri e percezioni sperimentati al momento dell’evento si manterranno così inalterati, isolati in una stasi neurobiologica, e il sistema non avrà la possibilità di integrare il ricordo dell’evento in modo adattivo.
Per questo alcune persone continuano a soffrire per un evento traumatico anche a distanza di tempo, spesso riportando di provare le stesse sensazioni angosciose e di non riuscire ad andare avanti. E’ come se ripetessero costantemente le sensazioni legate al trauma senza mai riuscire a liberarsene.
Il passato è ancora presente.
Il disturbo da stress post traumatico
Quello che in psicologia chiamiamo Disturbo da Stress Post Traumatico (PTSD), è caratterizzato dal rivivere continuamente l’evento che ha causato il trauma, continuando a provare tutte le emozioni, sensazioni e pensieri negativi esperiti in quel momento. Ad esempio: dopo aver subito un incidente in auto, ogni volta che si sale sulla vettura si tende a riprovare quella stessa sensazione di ansia e di pericolo.
Un altro sintomo del disturbo post traumatico è l’evitamento (intenzionale o inconscio) di pensieri, sensazioni, conversazioni, attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma.
Molti pazienti traumatizzati hanno difficoltà a tradurre in parole le emozioni connesse al trauma subito e tendono a provare emozioni sotto forma di stati fisici non esprimibili verbalmente.
Inoltre il trauma spesso porta con sé uno stato diffuso di apatia, una riduzione dell’interesse verso le cose che prima ci interessavano e sentimenti di distacco o estraneità verso le persone. I pazienti riferiscono spesso di sentirsi lontani e distanti e pensano al futuro e ai loro affetti in maniera più distaccata.
Si verifica anche un aumento dell’attivazione nervosa, con difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, irritabilità o scatti d’ira, difficoltà a concentrarsi e un persistente stato di allerta e ipervigilanza.
Un trauma psicologico irrisolto tende a dare vita a modalità relazionali disfunzionali con se stessi, con gli altri e con la realtà interna, perché costituisce un carico mentale che diminuisce la resilienza e rende la persona più fragile rispetto all’impatto con altre possibili successive difficoltà della vita. Le persone possono infatti percepire le esperienze quotidiane in modo distorto proprio a causa del trauma e sviluppare una maggiore vulnerabilità all’ansia e allo stress.
La Flash Technique
Tra i vari approcci terapeutici al trauma e disturbi correlati, il metodo che prediligo e dal quale i miei pazienti hanno tratto maggior beneficio è sicuramente la Flash Technique. Si tratta di una tecnica terapeutica relativamente recente, ancora poco diffusa in Italia, ma che ha ormai dimostrato di essere incredibilmente efficace nel ridurre il livello di disturbo associato a ricordi gravemente dolorosi, a volte in appena dieci o quindici minuti. Come l’EMDR, la Flash Technique utilizza movimenti oculari o stimolazioni bilaterali tramite tapping alternati ed è progettata proprio per risolvere i ricordi traumatici non elaborati nel cervello.
Messa a punto dal Dott. Phil Manfield, dopo anni di studio e applicazione, la Flash Tecnique si sta rivelando un intervento completo, in grado di favorire una piena risoluzione di PTSD semplici e complessi e una riparazione efficace delle conseguenze delle esperienze traumatiche sul funzionamento psichico e relazionale dei pazienti.
Tramite la Flash Technique, faccio in modo di facilitare l’elaborazione di quei ricordi traumatici che per la persona che ho di fronte risultano difficili da tollerare emotivamente. Il maggior punto di forza di questa tecnica riguarda la possibilità per il paziente di rielaborare un ricordo altamente disturbante senza accedervi in modo diretto e vivido (come richiesto invece, ad esempio, dall’EMDR), evitando quindi il contatto con la parte peggiore del materiale traumatico e le emozioni ad esso associate. Le aree del cervello deputate all’elaborazione degli eventi traumatici vengono infatti estremamente attivate durante la Flash Technique tramite un’esposizione molto breve, quando il paziente non ne è consciamente consapevole e non sperimenta alcun disturbo, quindi è anche meno probabile che si attivino meccanismi difensivi che andrebbero a interferire con il processo di guarigione.
E’ applicabile su bambini e adulti di tutte le età ed è utile in un’ampia varietà di disturbi (non solo PTSD), tra cui ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, dissociazione lieve e grave, depressione e altro ancora.
Per concludere, il nostro cervello, esattamente come il corpo, è per natura preposto all’autoguarigione. Tuttavia, può talvolta succedere che qualcosa in questo meccanismo si inceppi. Il problema è che, a differenza di quando le ferite sono fisiche, a seguito di esperienze emotive particolarmente dolorose tendiamo a “cercare di non pensarci”. Ma, come abbiamo visto, purtroppo non sempre il tempo guarisce le ferite. Al contrario, la scienza ci dimostra che, se non si interviene, emozioni e ricordi non elaborati possono divenire fondamento di problemi psicologici e fisici, risultato dell’attivazione di ricordi immagazzinati ed elaborati in maniera non adeguata.